Festa dell’Adesione all’Azione Cattolica 2009-2010: ACcoglienti per scelta!”

Adesione 2009

Per un”AC dei “contrari”convertiti

Carissimi,

la veglia di questa sera si colloca all”inizio di un nuovo anno liturgico, nella cornice suggestiva dell”Avvento, tempo in cui la Chiesa vive nell”attesa di generare Cristo e al contempo di essere generata da Cristo. Nel sentire comune l”attesa non è un atteggiamento popolare, a cui si pensa con simpatia. Forse perchè la cultura nella quale viviamo fondamentalmente dice: ¬´Su, dài! Fa” qualcosa! Dimostra che sei capace di agire! Non stare lì ad aspettare¬ª. In realtà attendere è avere fiducia che ci accadrà qualcosa che andrà molto al di là della nostra immaginazione. √à abbandonare il controllo del nostro futuro e lasciare che sia Dio a determinare la nostra storia. Si comprendono perciò le parole del Vangelo della prima domenica di Avvento: ¬´Alzatevi e levate il capo¬ª (Lc 21,28). Non c”è più ragione di essere prostrati dalla paura o affondati nella dissipazione: la storia ha un senso e uno sviluppo; non è condannata a un perpetuo ritorno su se stessa. C”è un ¬´domani¬ª per gli uomini ed è il Dio fedele che ce lo garantisce.

Sempre l”evangelista Luca, che è la grande guida di questo nuovo anno della Chiesa, nel suo primo capitolo annota che la Vergine Maria, dopo aver appreso dall”angelo la notizia della maternità già avanzata, e soprattutto inaspettata, della cugina Elisabetta, si mette in viaggio (cf Lc 1,39). Sì, Maria si mette in viaggio, come Abramo per fede, come Gesù per obbedienza, come la Chiesa per mandato missionario, e si dirige verso la cittadina di una regione montuosa della Giudea, dove abitava l”anziana parente. Non sappiamo da chi fosse accompagnata in questo viaggio lungo circa 130 chilometri. Forse da Giuseppe, l”unico che poteva darle credito. Ma quel che più conta è che questa giovane ragazza di Nazarert invece di chiudersi a riccio sul proprio problema e sull”eccezionalità del momento che stava attraversando, si senta coinvolta dal bisogno di un”altra famiglia che stava vivendo con trepidazione un evento straordinario, segnato dalla gioia ma anche dalla fragilità. La sua vicenda è per tutti noi un chiaro invito ad attendere il Signore non scrutando un futuro lontano ma accogliendo la presenza e il bisogno dell”altro, quale segno efficace dell”incontro con Dio. Accoglienti non si nasce ma si diventa per scelta – come propone lo slogan associativo – attraverso l”allenamento all”attenzione. √à l”attenzione all”altro che ti fa ospitale e crea l”accoglienza. La vera accoglienza assomiglia a un abbraccio. Così si accoglie chi si vuol bene! Per accogliere non puoi però rimanere fermo sulla soglia di casa… devi uscire, devi correre incontro, devi spalancare non solo la porta, ma tutta la vita perchè l”altro non si senta solo accolto, ma percepisca con gioia di essere stato già prima tanto atteso e desiderato. Dice la volpe al “Piccolo Principe”: ¬´Se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincio ad essere felice. Col passare dell”ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore¬ª. Accogliere è “preparare il cuore” all”altro. Grazie all”accoglienza, ogni io di potere, che istintivamente vuole dominare, è trasformato in un io ospitale, che fa spazio all”altro, che si autolimita e inizia a servire. Da potere a servizio: è l”itinerario delineato da Gesù nel Vangelo, un itinerario che ‚Äì come è avvenuto per Maria -¬† inizia con l”accoglienza ospitale in me di Dio. L”uomo allora diventa ciò che accoglie: se accogli vanità diventerai vuoto, se accogli pace donerai pace. L”uomo diventa ciò che lo abita. Vita vera è essere abitati da Dio.

L”Azione Cattolica, forte di questa certezza, propone ai suoi aderenti un nuovo modo di essere uomini e donne di questo tempo. √à lo stile di chi ‚Äì abitato da Cristo ‚Äì riesce a trasformare le situazioni di bisogno in occasioni di salvezza. Potrebbe essere proprio questa la sfida dei laici di AC nell”ora presente: diventare accoglienti provando a convertire i “contrari”, ossia a trasformare:

– il ¬´Senza¬ª in ¬´Con¬ª. Ci sono persone senza dimora, senza lavoro, senza risorse. Molti senza amici, senza gioia, senza speranza. Noi stessi ci troviamo spesso senza entusiasmo, senza motivazioni, senza voglia di vivere. “Senza” dice mancanza, vuoto, bisogno. A volte è proprio questa esperienza di vuoto che permette di accorgerci del Dio con noi e, allo stesso modo, di avvertire la gioia e la fatica di camminare con gli altri, condividendone gioie e angosce.

– il ¬´Fuori¬ª in ¬´Dentro¬ª. Fuori dal proprio paese, fuori dal proprio mondo, fuori dalla società degli uomini per bene, fuori dalla considerazione degli altri, fuori dal gruppo e dalla comunità, fuori… Quante persone vivono “fuori” e non hanno chi dica loro “vieni, entra!”. Anche Gesù ha dovuto fare questa esperienza: nato “fuori” perchè ¬´non c”era posto per loro¬ª (Lc 2,7); cacciato fuori della città di Nazaret perchè aveva scandalizzato i suoi concittadini (cf Lc 4,29); crocifisso fuori di Gerusalemme perchè trattato come un malfattore (cf Mt 15,20). Quanta gente lasciamo fuori dal nostro cuore? Potessimo aiutare tutti quelli che abbiamo condannato a stare “fuori” a trovare un posto “dentro”.

– il ¬´Sotto¬ª in ¬´Accanto¬ª. Perchè qualcuno deve stare sempre sopra gli altri e qualche altro sempre sotto? Quante volte chi è sopra schiaccia chi è sotto? Eppure Gesù non si è posto al di sopra degli altri, anche se ne aveva il diritto, ma accanto a tutti, sempre presente là dove c”è da perdonare, da consolare, da creare un”umanità nuova. D”altra parte se si fosse posto troppo in alto sarebbe stato una presenza intimidatoria più che affascinante ed incoraggiante. Umano, dunque Gesù, talmente umano che sembra chiedere l”aiuto delle nostre mani per stare accanto a chi non è, a chi non ha, a chi non sa.

– il ¬´Lontano¬ª in ¬´Vicino¬ª. Molta gente è tenuta lontano… Lontano dalle decisioni, dai pensieri, dalla distribuzione delle risorse. Anche noi allontaniamo gli altri o ci teniamo lontano. Ma in Gesù Dio si è fatto “vicino” all”umanità e da Lui impariamo a gettare ponti, a colmare le distanze, ad abbattere i muri, a porre gesti di pace e di vicinanza… a fare in tutto questo sempre il primo passo.

– il ¬´Niente¬ª in ¬´Qualcosa¬ª. Nel mondo dalle due velocità c”è chi non ha niente e chi ha troppo. Ci sono mani completamente aperte perchè vuote e mani ostinatamente chiuse perchè incapaci di donare. Ma Dio in Gesù ci ha donato ciò che ha di più prezioso e da Lui impariamo a preoccuparci perchè ci sia almeno qualcosa per tutti.

– il ¬´No¬ª in ¬´S쬪. No e Sì: sono le due parole più piccole e più importanti. Gesù è il sì grandioso che Dio dice all”umanità che gli chiede salvezza. Un sì, quello di Dio, che stride con i nostri continui no: no alla fraternità, no alla pace, no alla giustizia. Ma Dio dice sempre sì e, prima o poi, non senza il nostro aiuto, realizzerà il sogno del mondo nuovo, di quel mondo dove il lupo abita con l”agnello, il leone mangia l”erba con il bue e il bambino mette la mano nel covo dei serpenti senza farsi del male (cf Is 11,1-9).

– il ¬´Dopo¬ª in ¬´Adesso¬ª. Quante volte vorremmo un intervento immediato e siamo costretti ad aspettare… Anzi c”è gente condannata ad aspettare tutta la vita, a sentirsi sempre dire “dopo”, ad essere messa sempre in coda. Non così si comporta Dio con noi: “adesso”la nostra vita è assunta da Lui; “adesso” la salvezza entra nella nostra casa e noi impariamo da Lui a non rimandare a domani le risposte concrete che possiamo dare oggi.

– il ¬´Nessuno¬ª in ¬´Tutti¬ª. Ci sono persone che non hanno nessuno e dicono: “nessuno mi vuole, nessuno mi ama, nessuno mi ascolta”. E ci sono persone che non vogliono nessuno. Ma il Signore che viene per tutti ci chiede di non escludere nessuno dal nostro amore.

– il ¬´Mai¬ª in ¬´Sempre¬ª. ¬´Non ti perdonerò mai! Non ti saluterò mai più!¬ª: sono solo alcune delle dure espressioni che hanno la forza di rompere definitivamente i rapporti tra due persone nell”ambito delle amicizie e in quello più profondo della vita matrimoniale. Su queste difficili situazioni scende come balsamo l”invito di Gesù a perdonare e a far del bene sempre. √à l”unica possibilità che abbiamo per somigliarGli sempre di più. Il bene, poi, è come un buon dolce: se lo assaggi una volta, è molto probabile che non ti fermi lì.

In questo nuovo anno associativo, chiunque tu sia, prova a convertire “i contrari” e amerai la vita con quello che ha di grande, di buono e di bello ma anche con tutto ciò che in essa è precario, imperfetto e impreciso. Buon cammino!

Don Pietro Rubini, Assistente Unitario AC
Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi

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